Guida degli eventi della giornata è stata l'Accademia della Cucina Siciliana il cui attuale Presidente, Aurelio Garonna, con l'aiuto di Rosy Basile, Alessio Lo Presti, Vincenzo Mineo, Leo Palma, Vincenzo Siragusa, Massimo Sorrentino, Francesco Vitale e tutti i maestri di arte bianca e pizzaioli di Palermo intervenuti, è riuscito ottimamente ad organizzare e coordinare le varie discipline oggetto della manifestazione. La mattinata è iniziata alle ore 10 in piazza, con l'eccezionale sfondo del Duomo di Carini ed alla presenza del Sindaco Giuseppe Agrusa e dell'Assessore alle Attività Produttive Monia Arizzi, con un concorso tra pizzaioli, ma aperto a tutti i professionisti del settore che si sono cimentati nella realizzazione di una ipotetica Pizza della Baronessa di Carini. La giuria ha valutato ben 12 preparazioni, tutte realizzate da pizzaioli di Palermo e provincia, essa era composta da Nicolò Cisarò, Giuseppe D'Angelo, Sergio Furco, Pino Ganci, Vincenzo Mineo, Daniele Vaccarella, Gabriella Vaccaro, ma anche con la mia partecipazione, sicuramente grazie al lavoro svolto in questi ultimi mesi con la rubrica Pizza buona si può. Mi sono quindi ritrovato giurato, accanto a due maestri pizzaioli come D'Angelo e Vaccarella, ma anche con un Maestro e tecnico della panificazione come Pino Ganci. Circa la metà delle pizze presentate era stata preparata con la tecnica della maturazione, a volte anche di 100 ore, altre invece con la lievitazione tradizionale. I vincitori sono stati i seguenti: 1. Raffaele Borrelli Ecco però la mia personale classifica: ho gradito molto la pizza di Pietro D'Angelo, con ben 4 farine molite a pietra nell'impasto; l'originalissimo condimento a base di pollo al curry, ottimamente realizzato da Jerry Passantino; ed infine il semplice, apparentemente banale, ma difficile da bilanciare nei sapori e nel gusto, condimento di Rosario Terzo, in cui egli ha raggiunto una buona perfezione, purtroppo però senza aver effettuato maturazione dell'impasto. Il concorso si è concluso con un'esibizione di freestyle dei Pizzaioli Acrobati, che ha coinvolto Aurelio Garonna, e persino l'Assessore Arizzi, terminata con la realizzazione di una pizza di ben 3,8 metri di diametro. Nel primo pomeriggio, un'altra giuria composta da Francesco Ciulla, Sergio Furco, Terry Licata e di nuovo Maurizio Artusi, si è spostata presso la vicina Villa Dominici, struttura messa a disposizione dell'Accademia dai suoi proprietari, Angela Randazzo e Vincenzo Giambanco, al fine di permettere lo svolgimento di un'altra gara, stavolta tra chef quasi tutti membri dell'associazione. Accolti da Vincenzo Giambanco e dal dal Maitre Agostino Conigliaro, con dovizia di particolari ci è stata descritto ambiente e territorio del Fondo Dominici. Esso risale ad alcuni secoli fa, ma solo nella seconda metà dell'800 fu trasformata in residenza signorile, grazie alla costruzione dell'attuale villa da parte del Cavaliere Antonino Franco, proprietario dell'epoca. Oggi, una parte della residenza è stata trasformata in suggestivi locali per ricevimenti, con il punto forte di avere una cucina interna affidata alle cure di Massimo Sorrentino, potendo così svincolarsi dalle limitazioni che a volte il catering impone. Accanto alla villa, nei circa 90.000 metri quadrati del fondo, il Limone di Carini, anni fa estirpato perchè non più redditizio, regna sovrano e Vincenzo Gambanco continua imperterrito nella sua coltivazione, oggi egli è addirittura pronto alla certificazione biologica. Le varietà di limone autoctone del territorio di Carini, una volta zona di produzione eletta e proficua, sono principalmente due: il Femminello e il Monachello, agrumi che, per caratteristiche organolettiche e complessità di profumazione, non hanno nessuna correlazione con le economiche e scadenti produzioni del sud-america che di recente hanno invaso il mercato italiano, Sicilia compresa! Aurelio Garonna, Aurelio Invernale, Alessio Lo Presti, Giusy Palizzotto, Massimo Sorrentino, Francesco Vitale. Ottime le performace in cucina con il tema del concorso: i maccarruna della Baronessa di Carini, dei quali sembra fosse molto ghiotta, soprattutto se presentati con un condimento dal gusto deciso. Questa pasta artigianale, tipica di Carini, ricorda solo apparentemente le busiate: anch'essa viene preparato con semola rimacinata di grano duro siciliano e tramite l'ausilio di un "buso", ma a differenza delle sorelle trapanesi, che assumono una forma ad elica, i maccarruna sono dei veri e propri bucatini. Tra i piatti mi ha colpito molto l'elaborato di Aurelio Invernale, dei maccarruna con filetto di orata dai sapori puliti, bilanciati e con cotture perfette, di solito preparato con il Pesce Asinello, che viene pescato solo nel golfo di Carini, ma in questa occasione sostituito per stagionalità con l'orata. Questa è stata la classifica finale: 1. Aurelio Invernale
La serata si è conclusa con le degustazioni di prodotti tipici locali cucinati dai soci dell'Accademia e da un fragrante pane, appena sfornato, preparato da Pino Ganci con un blend di farine molite a pietra, tra le quali Tumminia e Russello, prodotte e offerte dai Molini del Ponte di Filippo Drago. In chiusura, si è infine svolta la premiazione dei vincitori dei due concorsi ed il conferimento dei riconoscimenti di rito a coloro che hanno partecipato a vario titolo alla realizzazione della manifestazione. La giornata di eventi è stata resa possibile grazie alla disponibilità dell'amministrazione locale, ma soprattutto dei soci dell'Accademia della Cucina Siciliana ed i pizzaioli di Palermo che si sono messi a disposizione e, ovviamente, come sempre accade in questi casi, degli immancabili sponsor:
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